“Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere, è un indiscutibile patrimonio culturale.”
Sono queste le parole che si possono leggere nella decisione finale dell’Unesco, riunitosi in consiglio a dicembre 2017 in Corea del Sud, con cui la pizza italiana e in particolare l’arte dei pizzaiuoli sono stati dichiarati Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Un riconoscimento di grande prestigio per Napoli e l’Italia intera che ad oggi è lo Stato che vanta il maggior numero di siti archeologici e prodotti inseriti nelle Liste Unesco. In particolare molti riconoscimenti ottenuti negli anni dall’Italia, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita all’alimentazione.
La pizza italiana, o meglio napoletana, è un alimento semplice fatto principalmente con farina, acqua e sale, a cui vengono aggiunti poi altri ingredienti di qualità. Niente a che vedere ovviamente con la pizza prodotta in Paesi come gli Stati Uniti, dove nella maggior parte dei casi l’impasto è molto più grasso e i condimenti sono di derivazione industriale.
La pizza in Italia vale 200 mila posti di lavoro e i pizzaioli sfornano ogni giorno 8 milioni di pezzi, che equivalgono a quasi 192 milioni di pizze al mese e 2,3 miliardi l’anno, per un giro d’affari di 12 miliardi di euro (dati Cna 2016). L’affetto degli italiani per la pizza è dimostrato dal loro consumo medio elevato, non c’è dieta che tenga. In media mangiano 7,6 chili di pizza all’anno, circa 38 pizze a testa, un quantitativo che supera quello di molti paesi a partire dalla Francia e la Germania (4,2 chili) o dalla Spagna (4,3).
Ma ci sono posti dove la pizza è ancora più diffusa come il Canada e gli Stati Uniti, che si classificano al primo posto tra i fan della pizza con 13 chili a testa.
Oggi la principale minaccia per la pizza italiana sta proprio nel suo successo, che la rende più esposta di altri prodotti alle agro-piraterie, tra mozzarelle di latte congelato, pomodori cinesi e farine di bassa qualità. Uno degli obiettivi principali da raggiungere, in seguito alla petizione all’Unesco, è combattere la contraffazione, a tutela del consumatore e a cui devono essere garantiti prodotti di qualità provenienti dall’agricoltura italiana. Questo proposito assume oggi ancor più valore considerando che il 2018 è stato proclamato l’anno internazionale del cibo italiano nel mondo.
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